SEI UN GINECOLOGO?
COME INFORMARE LE TUE PAZIENTI

Il ginecologo è il referente più autorevole per le donne che programmano o vivono una gravidanza. Il suo ruolo è centrale per orientare le giuste scelte comportamentali anche in materia di alcol.

 

GINECOLOGI: COME INFORMARE LE PAZIENTI

Il problema delle patologie fetali legate al consumo di alcol in gravidanza è ancora poco sentito in Italia, a differenza di quanto accade in altri Paesi, dove da tempo si portano avanti iniziative di sensibilizzazione che hanno fatto crescere la consapevolezza nelle fasce di popolazione a rischio: le donne in età fertile.
La Campagna “Se aspetti un bambino, l’alcol può attendere” nasce in Italia per colmare questo gap, informando le donne, in particolare le giovani under 30, sugli eventuali rischi di un consumo inconsapevole di alcol durante il delicato periodo della gravidanza e su come prevenirli. È, infatti, tra le donne con meno di 30 anni che nel nostro Paese si registra 1/3 delle nascite totali nell’arco di un anno e sono proprio le giovani donne quelle che, anche in stato interessante, continuano a bere maggiormente.
Il ginecologo è l’operatore sanitario che ha le maggiori opportunità di incontrare e parlare alla donna durante il periodo della gestazione e spesso anche prima, mentre programma la sua gravidanza. La donna ha fiducia in lui e lo considera il referente più autorevole riguardo alla propria salute e a quella del bambino che deve nascere. Il ruolo del ginecologo quindi è centrale per orientare le donne a fare le giuste scelte comportamentali, anche in materia di alcol.
Per queste ragioni la SIGO, consapevole dell’autorevole e competente funzione del ginecologo verso le proprie pazienti, affianca AssoBirra, impegnata da anni nel contribuire all’affermazione in Italia di un modello di consumo moderato e consapevole delle bevande alcoliche, nella Campagna ‘Se aspetti un bambino l’alcol può attendere’. Un’iniziativa preziosa che, giunta alla quarta edizione, aderisce agli enunciati del Ministero della Salute riguardo agli obiettivi di riduzione dei danni alcol correlati.
E sceglie di farlo con un messaggio semplice e di prudenza rivolto a tutte le future mamme: “Se aspetti un bambino o hai in programma di averlo, evita di bere alcolici e chiedi comunque al tuo ginecologo informazioni sui rischi dell’alcol in gravidanza”.

Le patologie fetali alcol correlate

L’assunzione di alcol in gravidanza può determinare l’insorgenza di patologie neonatali ad espressione e gravità variabile. Col termine FASD (Fetal Alcohol Spectrum Disorders) si intende non una diagnosi clinica, ma indica un gruppo di condizioni che possono manifestarsi, in misura e gravità differenti, in un soggetto la cui madre ha assunto alcol in gravidanza:

  • caratteristiche facciali anomale, un appiattimento del philtrum, ossia della scanalatura poco profonda che corre lungo il centro della superficie esterna del labbro superiore
  • ridotte dimensioni della testa
  • altezza al di sotto della media
  • ridotto peso corporeo
  • scarsa coordinazione
  • comportamento iperattivo
  • difficoltà nell’attenzione
  • scarsa memoria
  • difficoltà a scuola (in particolare con la matematica)
  • difficoltà di apprendimento
  • ritardo nel parlare e nel linguaggio
  • disabilità intellettiva o basso quoziente intellettivo
  • povertà nel ragionamento e nell’abilità nel giudizio
  • difficoltà nel sonno e nella suzione
  • problemi di vista o di udito
  • patologia cardiaca, renale o ossea
  • disturbi nell’abbraccio materno

Termini differenti sono impiegati per descrivere le FASD, in rapporto ai sintomi presenti:

  • FAS (Fetal Alcohol Syndrome), sindrome fetale alcolica;
  • ARND (Alcohol-Related Neurodevelopmental Disorder): disturbi dello sviluppo neurologico alcol correlati;
  • ARBD (Alcohol-Related Birth Defects): difetti alla nascita alcol correlati.

Tutte e tre queste patologie possono colpire, in misura e gravità diversa, i bambini nati da madri che hanno assunto alcol in gravidanza.
La comunità scientifica internazionale concorda sul fatto che il danno neonatale si realizza solo se la donna ha assunto alcol durante la gravidanza, e che l’astensione dal bere, protegge in maniera completa dal rischio di tali patologie.

È scientificamente accertato che il rischio aumenta con l’aumentare della dose di alcol bevuto, anche se non si hanno dati certi sull’entità del rischio in donne che bevono poco od in modo saltuario. Pertanto, allo stato attuale, non è possibile definire una dose di alcol che possa essere considerata completamente sicura. Inoltre, alcuni studi indicano una azione dannosa dell’alcol fin dai primi giorni dopo il concepimento, quando ancora la donna non sa di essere incinta.
La variabilità dell’effetto dell’alcol sul feto è in rapporto tanto a fattori genetici quanto a differenze nel metabolismo e nello stato di nutrizione della madre.

FAS, FASD, ARND, ARBD. Cosa sono?
La FAS è il quadro clinico maggiormente rilevante tra i disturbi fetali correlati al consumo di alcol. La morte fetale rappresenta l’outcome più severo. È caratterizzata da alterazioni somatiche del viso, da ritardo dello sviluppo fisico, da ritardo nello sviluppo psico-motorio e da danni al sistema nervoso centrale. E’ una delle poche cause accertate di ritardo mentale: le persone affette da FAS possono manifestare, in epoca variabile nel corso della vita, problemi nell’apprendimento, nella memoria, nella capacità di attenzione, oltre a presentare deficit visivi ed olfattivi. I bambini affetti da FAS hanno pertanto problematiche di integrazione scolastica e possono presentare inabilità permanenti, che interessano e coinvolgono ogni aspetto della vita personale e di relazione.
FASD è un termine generico comprendente una serie di disturbi che possono presentarsi in un individuo la cui madre ha bevuto alcol durante la gravidanza. Include deficit motori, di coordinamento fisico e mentale, con diminuzione della capacità di apprendimento e alterazioni comportamentali. Il termine FASD può includere tanto la FAS quanto altre circostanze in cui il bambino presenta solo alcuni ma non tutti i sintomi clinici della FAS.
ARND indica la presenza disabilità intellettiva e problemi di comportamento, cognitivi, di apprendimento, di self-regulation e disturbi della funzione adattiva, esecutiva, e disregolazione dell’umore. Questi problemi possono emergere precocemente nella vita e continuano a limitare considerevolmente l’attività del soggetto in numerosi settori per tutta la durata della vita. I problemi identificati possono essere primari, correlati all’esposizione all’alcol in epoca prenatale o il risultato di un’ interazione con altri fattori, comprese le interazioni con l’ambiente.
ARBD descrive i difetti fisici legati alla esposizione prenatale all’alcol, tra cui patologie a carico di cuore, scheletro, rene, orecchio, e malformazioni oculari in assenza di disturbi apparenti neurocomportamentali o cerebrali.

PREVENIRE

È noto come l’alcol ingerito da una donna in gravidanza attraversi facilmente la placenta arrivando direttamente al feto, che ha una bassissima tolleranza a tale sostanza. L’alcol interferisce con il normale sviluppo fetale aumentando il rischio di aborto, morte fetale, nascita pretermine, basso peso alla nascita, anormalità di sviluppo, ritardo mentale e alterazioni somatiche più o meno evidenti. Il danno fetale può sopravvenire anche per dosi modeste di alcol, soprattutto se assunto nelle primissime fasi di gestazione.
Nonostante sia da tempo nota e scientificamente accertata l’evidenza dei possibili effetti dannosi dell’alcol sul feto, l’incidenza di questo tipo di patologie nel mondo è in aumento. A ciò contribuisce probabilmente la mancanza di un’adeguata consapevolezza da parte dell’opinione pubblica e, spesso, anche della classe medica, che tende a sottovalutare questo problema associandolo unicamente all’assunzione di superalcolici o all’abuso di alcol. In realtà è possibile che anche una moderata assunzione di bevande alcoliche come il vino o la birra comporti rischi.
Esiste pertanto un solo mezzo sicuro per prevenire le patologie fetali alcol correlate: evitare completamente l’uso di alcol in gravidanza. È quindi importante una vasta opera di educazione dell’opinione pubblica sull’importanza del problema. Ma è soprattutto indispensabile che i medici sensibilizzino in maniera adeguata le donne che sono già in gravidanza o che intendano iniziarla e, più in generale, tutte le donne in età fertile sessualmente attive affinché evitino l’uso di alcolici durante questo delicato periodo della loro vita.
Una risposta adeguata ad ogni tipo di paziente.
Per ridurre l’esposizione prenatale all’alcol, gli sforzi di prevenzione da parte dei ginecologi devono essere diretti non solo verso le donne già gravide, ma anche verso quelle che programmano di diventarlo a breve e, più in generale, verso tutte le donne in età fertile che praticano sesso non protetto.
Particolare attenzione andrebbe inoltre riservata alle fasce di popolazione più a rischio, come le donne alcoliste o le forti bevitrici.

Se una donna sta già bevendo alcol durante la gravidanza, bisogna suggerirle di smettere: prima smette di bere, meglio sarà per il suo bambino e per se stessa.
Se una donna in gravidanza beve alcol e non è in grado di smettere, dovrebbe mettersi in contatto, tramite il suo ginecologo, con il più vicino gruppo di alcolisti anonimi locali o con un centro di cura perché l’aiutino a liberarsi della sua dipendenza alcolica.
Se una donna è sessualmente attiva e non sta usando una forma efficace di contraccezione, le dovrebbe essere suggerito dal suo ginecologo di non bere alcol. Potrebbe, infatti, iniziare una gravidanza ed accorgersene dopo alcune settimane.
Le donne in attesa di un figlio non devono essere lasciate sole nell’impegno a prevenire le patologie fetali alcol correlate. I ginecologi possono contribuire a sensibilizzare, nelle situazioni ove questo è possibile, anche i mariti, spingendoli ad aiutare la futura madre ad astenersi dall’alcol, incoraggiandola a non bere, facendole evitare le situazioni sociali che implicano il bere e non bevendo alcol essi stessi.
Oltre ai ginecologi e alla famiglia, hanno un ruolo importante anche gli altri operatori sanitari dedicati alle donne (ostetriche), ma possono esercitare un’influenza notevole anche la scuola, i servizi sociali e l’intera comunità.

Bacheca deimessaggi chiave:

  • Bere alcol in gravidanza può aumentare il rischio di difetti di nascita nel bambino
  • L’alcol può danneggiare il prodotto del concepimento già a partire dalle primissime settimane di gestazione
  • Non esiste una quantità minima di alcol che possa essere considerata sicura durante la gravidanza
  • Una donna in gravidanza che ha già ha consumato alcol dovrebbe smettere di bere
  • Una donna che pianifica una gravidanza dovrebbe astenersi preventivamente dal consumo di alcol
  • I danni che derivano al feto e al bambino dall’esposizione prenatale all’alcol non sono curabili
  • I difetti alla nascita correlati all’alcol sono completamente prevenibili evitando di consumare alcol